a cura del Dr. Stefano Toschi
Il trattamento a scopo estetico della coscia interna rappresenta un cruccio per moltissime donne, anche di corporatura magra, ed è spesso un problema di non facile soluzione: sia che si utilizzi un approccio di tipo medico che chirurgico.

Nel primo caso perché la significativa lassità che può caratterizzare quest’area fatica ad essere contrastata con i fili di trazione, ed i trattamenti iniettivi (acido ialuronico, idrossiapatite di calcio, acido polilattico) o basati su emissione di energia (radiofrequenza ad aghi, ultrasuoni focalizzati) presuppongono una risposta biologica che non sempre avviene nella misura auspicata.
Sul versante chirurgico un lifting non sempre è accettato come soluzione ottimale dai pazienti, sia per i costi che per le cicatrici residue ma anche per il fatto che costituisce un trattamento eccessivo per gli inestetismi medio-piccoli.

Se poi coesiste la presenza di un eccesso adiposo (superiore ai 2 cm alla plicometria) la situazione può complicarsi ulteriormente, nel senso che i trattamenti esterni rischiano di rivelarsi ancora meno efficaci ed un’eventuale liposuzione potrebbe ridurre il volume in eccesso a spese di un aumento della lassità.
Personalmente quando mi trovo di fronte ad un problema di perdita di tono in questa regione, in assenza di una componente adiposa (o se essa è presente in quantità inferiore ai 2 cm) ricorro ad un trattamento con acido polilattico di nuova generazione, particolarmente adatto ai trattamenti delle aree del corpo.
In tal caso utilizzo 1 fiala intera per lato oppure ne divido una a metà a seconda dell’estensione di tessuto da trattare, ripetendo eventualmente la procedura a distanza di 2/3 mesi è interessante anche la possibilità di poter associare queste 2 tecniche, nel caso in cui la presenza di lassità – associata al tessuto adiposo in eccesso – sia tale da richiedere un rinforzo del trattamento, che viene effettuato a 4 mesi di distanza dal passaggio con gli ultrasuoni.

La coscia interna in definitiva rappresenta un’area in cui ancora non è possibile indicare con sicurezza una terapia che costituisca il gold standard; pertanto la varietà e l’evoluzione dei trattamenti, anche in combinazione tra loro, è continua.
Ciò rappresenta uno stimolo a ricercare sia nuovi protocolli che innovazioni tecnologiche, in grado di dare risposte sempre più significative alle richieste sempre più frequenti delle pazienti, con la comprensibile e comune esigenza di eliminare accumuli evidenti e considerati particolarmente sgradevoli.